Un borgo sospeso sul blu, un lago nascosto in un cratere vulcanico, profumi di bosco e fragoline: Nemi è la sorpresa più vicina e più lontana dalla città.
A volte non serve attraversare l’Italia per sentirsi altrove: basta girare il volante, uscire dal caos romano e lasciarsi alle spalle il traffico del Raccordo. In meno di quaranta minuti, la strada sale morbida verso i Castelli Romani e appare Nemi, un borgo che sembra scolpito nella roccia, adagiato sopra un lago perfetto, piccolo, rotondo, avvolto da boschi che tremano al vento. È un luogo che ti separa immediatamente dalla città, come se stessi entrando in un’altra atmosfera: silenzio diverso, luce diversa, ritmo diverso.
Nemi, il borgo affacciato sul cratere che ti fa dimenticare tutto il resto
La prima cosa che colpisce arrivando a Nemi è la vista: un balcone naturale che si spalanca sul lago, con l’acqua ferma come un vetro e la vegetazione che scende giù a spirale verso la riva. Dall’alto, il borgo sembra tenuto insieme da un unico gesto: vicoli stretti, balconi pieni di fiori, pietre antiche che assorbono la luce del pomeriggio. C’è un odore dolce che arriva da ogni angolo: è quello delle fragoline di bosco, il simbolo del paese, così piccolo e intenso che sembra quasi un profumo d’infanzia.
Camminare nel centro storico è un’esperienza semplice ma ipnotica. Le botteghe si susseguono una dopo l’altra, molte con dolci, confetture, torte di fragoline. Nemi è famosa per la sua festa dedicata proprio a questo frutto, ma qui il profumo lo trovi tutto l’anno: ti segue mentre guardi il lago, mentre passi sotto gli archi, mentre sali verso la torre che domina il paese. Ed è proprio la torre a dare al borgo quel senso di fiaba mediterranea: una presenza alta e silenziosa che sembra osservare tutto ciò che accade sotto.
Poi c’è il lago. Il suo fascino non dipende dalla grandezza, ma dall’intimità: è un piccolo mare chiuso, nato da un antico cratere vulcanico. Da Nemi lo si vede dall’alto, come un gioiello incastonato in una scatola di boschi. E quando scendi lungo la strada che porta alla riva, il silenzio aumenta. I rumori diventano morbidi, le foglie coprono ogni passo, l’acqua appare come un riflesso che si avvicina piano. È un luogo che non somiglia a niente di quello che hai visto nella capitale: sembra più vicino ai paesaggi dipinti nelle leggende che a quelli della vita quotidiana.

Cosa fare, cosa vedere e perché Nemi ti resta addosso anche dopo una sola visita
In una mattina o in un pomeriggio puoi vivere il borgo in modo completo. Il punto di partenza naturale è il belvedere, dove la vista si apre senza preavviso. È uno di quei luoghi in cui ti fermi senza accorgertene, come se qualcuno avesse premuto pausa. Il lago è così vicino e così lontano allo stesso tempo che ti dà l’impressione di osservare un piccolo mondo intero.
Proseguendo, i vicoli ti portano verso il cuore del borgo: piccole botteghe artigiane, locali con torte appena sfornate, terrazze che guardano il cratere. Qui il tempo ha un’altra velocità, come se ogni movimento fosse leggero, senza la fretta che accompagna la vita di chi arriva dalla città. Molti visitatori vengono per le fragoline, ma restano per l’atmosfera: c’è qualcosa in Nemi che non si può spiegare, un equilibrio tra natura, storia e quotidianità che crea una pace quasi fisica.
Se scendi verso il lago, scopri un paesaggio ancora più raccolto. La riva è semplice, fatta di silenzi, di sentieri sotto gli alberi, di scorci che sembrano usciti da un racconto antico. La zona è perfetta per camminare, fotografare, o semplicemente stare fermi a guardare il riflesso del cielo sull’acqua. Il lago è spesso calmo, quasi immobile, e questa calma si trasferisce su chi lo osserva.
Per chi ama esplorare, i sentieri del Parco dei Castelli Romani sono una delle parti più sorprendenti della zona: percorsi tra faggi, lecci, rocce e vista sul cratere. Ogni curva apre un nuovo angolo del lago, come se il paesaggio continuasse a reinventarsi. Alcuni tratti portano verso la zona dell’antico Santuario di Diana, un luogo che un tempo era considerato tra i più importanti della religione romana. Oggi restano tracce e suggestioni, abbastanza per immaginare le cerimonie, i fuochi, il bosco sacro che circondava il tempio.

E poi c’è la parte più semplice, quella che molti dimenticano: mangiare. A Nemi si mangia bene perché si mangia locale. Prodotti dei Castelli, dolci di fragoline, pane caldo, carni arrosto, piatti tradizionali che cambiano con la stagione. È quel tipo di cucina che non vuole stupire, ma ci riesce con autenticità: sapori netti, profumi veri, niente costruzioni inutili. Sedersi a un tavolo con vista lago e assaggiare una torta di fragoline è uno di quei momenti che ti restano addosso senza bisogno di parole.
Quando torni verso Roma, il contrasto è immediato. La città riprende forma, il traffico ricompare, i suoni tornano a crescere. Ma Nemi resta. Resta come una immagine nitida, come un luogo che hai visto forse per poche ore ma che ti ha dato quella sensazione di “altro mondo” che solo certi posti, certi paesaggi e certi silenzi riescono a creare. Ed è questo, forse, il motivo per cui chi ci va una volta tende sempre a tornarci.