Crollo storico dei prezzi: l’olio extravergine italiano travolto da speculazioni e incertezza

Negli ultimi quindici giorni il mercato dell’olio extravergine di oliva italiano ha cambiato passo in modo brusco: prezzi all’ingrosso caduti di colpo, commercianti in corsa al ribasso e operatori che mettono in guardia contro pratiche speculative. A ricostruire l’andamento è stato un osservatore del settore, che segnala come in pochi giorni si sia consumata una flessione che ha spiazzato produttori e rivenditori.

Quotazioni crollate e meccanismi della speculazione

Fino alla fine di ottobre i listini riflettevano una situazione relativamente stabile: olio nazionale valutato mediamente tra 9,2-9,4 euro al chilo, con alcuni lotti di nuova produzione attestati a 8,8-9 euro se non di alta qualità, e mercati regionali come la Sicilia che segnano prezzi ancora più alti. Poi, in pochi giorni, i listini all’ingrosso sono scesi: si parla di una perdita di circa 2 euro al chilo in dieci giorni, una variazione che ha generato segnali d’allarme tra gli addetti.

Il mercato dell’olio extravergine di oliva è nel caos
Liquidi in bottiglie con sughero e lavanda essiccata sullo sfondo. Olio d’oliva o altri oli essenziali. – greenlensco.it

Il calo ha avuto epicentri precisi: a Bari le quotazioni si sono ridotte fino a un range di 7,15-7,9 euro al chilo, mentre in altre province del Sud, come Brindisi, Taranto e Lecce, si sono registrati prezzi sui 7 euro. Questa discesa rapida ha innescato una dinamica imitativa tra commercianti, con campagne d’acquisto e svendite mirate che hanno spinto ulteriormente i listini verso il basso. Un dettaglio che molti sottovalutano: nelle fasi iniziali della campagna olearia i volumi sono bassi, e proprio in quelle condizioni si amplificano gli effetti delle operazioni di mercato.

Le tattiche contestate sono essenzialmente due. La prima consiste nella vendita veloce di olio nuovo con difetti organolettici ma dichiarato extravergine; la seconda è la circolazione dell’ideato olio di carta italiano, prodotto di altra origine (spesso nordafricana) venduto a circa 5 euro al chilo ma accompagnato da documentazione che ne dichiara la nazionalità, alimentando offerte a prezzo scontato nella grande distribuzione. Questo doppio comportamento spiega buona parte della turbolenza osservata nei mercati regionali.

Reazioni istituzionali e possibili contromisure

Di fronte alla flessione significativa delle quotazioni è intervenuta soprattutto la rappresentanza agricola: Coldiretti Puglia ha acceso i riflettori sulla dinamica al ribasso, denunciando una perdita di valore per il comparto e chiedendo regole più stringenti. Secondo l’associazione i prezzi sono calati di circa il 27% in un anno, una percentuale che per molti produttori rende insostenibile la normale attività agricola.

Alfonso Cavallo, presidente regionale, ha criticato altresì la scelta di consentire importazioni agevolate in piena campagna nazionale, sostenendo che sia opportuno posticiparne l’avvio finché non sia chiaro il livello produttivo interno: “posticipare l’inizio delle importazioni sarebbe misura di buon senso per evitare distorsioni di mercato”, è il senso della sua osservazione. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è invece la pressione commerciale sulla grande distribuzione, dove promozioni e confezioni discount possono far perdere valore alla filiera.

Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia, ha richiamato l’attenzione sui prezzi al dettaglio, osservando che una bottiglia venduta a 5 euro difficilmente contiene solo olio extravergine nazionale, visto che con quei prezzi non si coprono i costi di produzione. Tra le proposte avanzate c’è l’estensione del Sian, il Sistema Informativo Agricolo Nazionale, su scala europea per garantire controlli omogenei e in tempo reale su tutta la filiera. Inoltre Coldiretti segnala che nella ristorazione una quota significativa dei contenitori non rispetta obblighi normativi (tra cui il tappo antirabbocco), un problema concreto per la trasparenza verso il consumatore.

Nonostante la speculazione abbia condotto a una svalutazione momentanea, molti operatori prevedono un recupero dei prezzi per oli di buona qualità sopra gli 8 euro al chilo e valori crescenti per gli extravergini premium; resta però l’incertezza sulla durata della fase turbolenta e sulle conseguenze per le aziende che lavorano sul territorio.