Bonus Barriere Architettoniche 2025: cosa cambia davvero e come ottenere il 75% di detrazione

Una scala che non c’è, una porta che non si apre: sono immagini che molti vedono ogni giorno entrando in un palazzo o in un negozio. Per chi vive la difficoltà di muoversi, quegli ostacoli non sono solo fastidi, ma limiti concreti alla vita quotidiana. Sul fronte delle agevolazioni fiscali, il 2025 rimane l’anno decisivo per intervenire: le regole sono più strette rispetto al passato, ma esistono ancora percorsi chiari per ottenere detrazioni rilevanti. Lo scenario normativo è meno fluido rispetto a pochi anni fa, e chi progetta lavori deve muoversi con documenti, tempistiche e requisiti tecnici precisi.

Che cosa cambia e perché conviene agire nel 2025

La legislazione conferma che per il 2025 il Bonus Barriere Architettoniche resta valorizzato al 75% e prorogato fino al 31/12/2025. Questo significa che, a certe condizioni, le spese per interventi mirati possono ancora essere portate in detrazione con una percentuale significativa. Allo stesso tempo rimangono valide alternative che spesso sono utili in casi diversi: il Superbonus 65% e il Bonus Ristrutturazione 50% possono infatti coprire alcuni lavori di accessibilità quando il Bonus Barriere non è applicabile. Va però precisato che la Legge di Bilancio non ha previsto proroga per il 2026: per questo motivo il 2025 è percepito come l’ultimo anno utile per sfruttare le condizioni più vantaggiose.

Dal 1° gennaio 2024 sono in vigore le limitazioni introdotte dal D.L. 212/2023, che hanno ristretto l’elenco degli interventi ammessi in via ordinaria. Rimane inoltre in capo a ciascuna famiglia un plafond per le spese detraibili che può ridurre l’accesso a chi ha redditi elevati; la soglia orientativa indicata dalla normativa sulle detrazioni è quella dei 75.000 euro di reddito, oltre la quale il beneficio può essere limitato. Un dettaglio che molti sottovalutano è la necessità di programmare tempi e documentazione: chi avvia pratiche o lavori entro termini specifici può mantenere il diritto alla salvaguardia prevista dalla norma.

Quali interventi sono ammessi e quali esclusi

Oggi il campo di applicazione del Bonus Barriere Architettoniche è concentrato su interventi che incidono direttamente sul superamento dei dislivelli e sulla mobilità: si tratta tipicamente di scale, rampe, ascensori, servoscala e piattaforme elevatrici. La disciplina introdotta dal D.L. 212/2023 ha escluso, salvo condizioni di salvaguardia, molte opere che in passato potevano essere agevolate: tra queste figurano interventi su infissi, pavimenti, servizi igienici e automazioni di impianti. La linea è più netta per le spese che non modificano direttamente il superamento di un ostacolo fisico.

C’è però una clausola importante: per i lavori per i quali, alla data antecedente al 30 dicembre 2023, sia stata presentata la documentazione richiesta o siano già iniziati i lavori, è prevista una salvaguardia. Per qualificare questa situazione servono elementi certi: la richiesta di titolo abilitativo (quando necessaria), l’avvio dei lavori nel caso di edilizia libera o, se i lavori non sono iniziati, un accordo vincolante con fornitore e il versamento di un acconto sul prezzo pattuito. La semplice accettazione di un preventivo non basta.

In termini economici la detrazione al 75% si calcola su tetti di spesa diversi a seconda della tipologia dell’edificio: 50.000 euro per unità unifamiliare autonoma; 40.000 euro moltiplicati per le unità in edifici plurifamiliari con 2–8 appartamenti; 30.000 euro moltiplicati per le unità di condomini con più di 8 appartamenti. La detrazione è ripartita in 10 quote annuali di pari importo. Un esempio pratico chiarisce: in un condominio di 15 unità il tetto complessivo ammesso può arrivare a 530.000 euro, calcolato sulle formule sopra descritte.

Bonus Barriere Architettoniche 2025: cosa cambia davvero e come ottenere il 75% di detrazione
Bonus Barriere Architettoniche 2025: cosa cambia davvero e come ottenere il 75% di detrazione – greenlensco.it

Requisiti tecnici e beneficiari: come dimostrare l’idoneità

Per avere diritto al Bonus, gli interventi devono essere funzionali all’abbattimento delle barriere e rispettare i requisiti tecnici previsti dal D.M. 236/1989. Quel decreto definisce tre livelli di qualità: accessibilità (la fruizione totale e immediata), visitabilità (accesso agli spazi di relazione e a un servizio igienico) e adattabilità (possibilità di adeguamenti futuri). In pratica, una ristrutturazione del bagno dà diritto alla detrazione solo se porte, passaggi e arredi rispettano le misure e le soluzioni previste dal decreto, così come lo è la sostituzione di un ascensore con cabina adeguata alle esigenze di sedia a ruote.

Chi può accedere al beneficio è un elenco abbastanza ampio: persone fisiche, esercizi commerciali in determinate condizioni, professionisti, enti pubblici e privati non commerciali, società semplici, associazioni tra professionisti e soggetti con reddito d’impresa. Quando l’intervento riguarda parti comuni di un condominio, la detrazione va ripartita tra condomini in base ai millesimi o alle regole dell’art. 1123 del Codice Civile; è una variabile che può aumentare la quota spettante a ciascun proprietario rispetto all’unità singola.

Infine, un aspetto pratico spesso trascurato: per dimostrare l’idoneità è fondamentale conservare documentazione tracciabile—fatture, bonifici, titoli abilitativi e la relazione tecnica che attesti la conformità alle prescrizioni. Una micro-osservazione che emerge dai tecnici è che la mancata prova dei pagamenti tracciabili compromette quasi sempre la fruizione della detrazione. Nelle città italiane molti proprietari e amministratori stanno già rivedendo i piani di intervento proprio perché il tempo utile è limitato e le regole tecniche richiedono attenzione ai dettagli.